LO SPORT PROMUOVE IL CAMBIAMENTO


Lunedì 24 marzo l’allenatore della Juventus Thiago Motta è stato esonerato e ha lasciato la Continassa nella quasi totale indifferenza dei giocatori che ora attendono il rilancio con il nuovo arrivato Tudor. 

Un paio di giorni più tardi, mercoledì 26, l’allenatrice delle "Farfalle Azzurre" Emanuela Maccarani è stata esonerata con effetto immediato dopo più di trent’anni di servizio. Sulla dirigente pende la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Monza per maltrattamenti e abusi psicologici nei confronti di alcune ginnaste.

Motta non è riuscito a inserirsi come leader di squadra, non ha saputo coinvolgere i propri giocatori in un progetto di crescita comune; ha scelto la via della superiorità di ruolo, del "io sono io e voi siete voi" abbinata a innumerevoli formazioni di gioco e a una fascia di capitano con staffetta. Disorientato e indeciso non ha cercato il dialogo lasciando in panchina cavalli di razza troppo esuberanti. I modi severi e la mancanza di empatia abbinati ai risultati sul campo sono stati fatali.

Questa la vecchia mentalità: il cavallo bastonato corre di più. Ma questo è un secolo nuovo che chiede una nuova visione e un nuovo metodo: il cavallo formato e valorizzato diventa campione

La memoria ritorna all’episodio Inter nel diverbio allenatore Antonio Conte / giocatore Lautaro Martinez. Oggi, a distanza di anni e di allenatori, il campione Martinez ha espresso meglio le proprie potenzialità con il bastonatore Conte o con il valorizzatore Simone Inzaghi

La vicenda Maccarani propone nuovamente il quesito: cosa è lecito fare pur di vincere? Tra le molte ragazze che hanno collaborato con questa allenatrice, solo due hanno trovato il coraggio di denunciare e di proporre una relazione educatore/allievo diversa e più rispettosa. Probabilmente per le colleghe certi metodi erano accettabili e giustificati dall'obiettivo finale, ma è proprio necessario umiliare per primeggiare?

L'elezione della ex-atleta Fabrizia D'Ottavio come vicepresidente federale promuove la partecipazione di chi ha vissuto le competizioni in prima persona e saprà portare un aiuto concreto di chi vive dentro e non all'esterno dell'ambiente lavorativo. La stessa Fabrizia parla di Nuova Visione con una maggiore attenzione più umana e più rispettosa delle atlete, riconoscendo la necessità di introdurre nuove figure a sostegno dell'allenatore.

Il cambiamento non sarà facile e lo scossone avrà bisogno di tempo per essere superato, ma la via è tracciata. Anche le stesse “farfalle” che oggi si definiscono “destabilizzate” inizieranno un percorso di autostima e valorizzazione personale: il benessere dell’atleta può convivere con l’ambizione del campione.