Questi giovani nulla-pensanti come potranno entrare nel mondo del lavoro? Come potranno lasciarsi sfruttare come hanno fatto i loro genitori?
Il punto è proprio questo: i giovani di oggi non hanno l’incombenza di trovare lavoro come è stato per i loro genitori. I giovani di oggi possono scegliere, perché hanno un pasto assicurato comunque. Non era così per i loro genitori e per i loro nonni che dovevano lavorare per poter mangiare.
A differenza dei loro genitori, i giovani oggi hanno mille opportunità,
meglio scegliere quella più formativa
Siamo un paese fondato da secoli sul principio contadino del figlio che deve mantenere i genitori, ma negli ultimi anni abbiamo introdotto la linea di pensiero opposta dove il genitore si deve impegnare per dare ai figli una vita migliore, che follia!
Il mondo del lavoro propone la solita ricetta: i giovani rappresentano nuova linfa produttiva, sono nell’età più vigorosa, possono sopportare orari di lavoro infiniti e si accontentano di pochi spiccioli pur di avere un’entrata economica. Per i loro nonni e per i loro genitori è stato così, perché cambiare?
La stessa CGIA di Mestre ne parla a questo link classificando l'età giovanile 15-34 anni come l'età più produttiva, anche se in realtà è l'età più formativa.
Questa italica incapacità di riconoscere il valore acquisito nella prima parte del proprio percorso lavorativo e la conseguente richiesta di valorizzazione, tipica dei quaranta/cinquant'anni, ci aiuta a comprendere come sia difficile acquisire figure manageriali efficaci e pagarle adeguatamente. Missione impossibile se si parla di donne.
Alla richiesta di aumento salariale da parte del lavoratore di lungo corso, che per anni ha svolto il proprio compito, si è anche formato per offrire una migliore competenza e giustamente chiede uno stipendio adeguato, si è soliti rispondere:”Non ho bisogno di te, ne trovo altri cento!”
Appunto, dove li trovi?
Il giovane è la "scusa" per
non riconoscere
la professionalità
del vecchio
Il gioco non funziona più perché il giovane non ha la mentalità del nonno, affamato e pronto al compromesso. Il mondo connesso è un mondo globale dove esistono maggiori e migliori parametri di confronto, dove la professionalità ha un valore e la qualità della vita non deve essere sacrificata per il miraggio di un guadagno infinito. Ne abbiamo già parlato a questo link
Più che il calo demografico, paghiamo il dissolversi del sistema famiglia che non educa, indirizza e sprona i figli al ruolo attivo nella vita per dare loro la libertà di scegliere il meglio in un'attesa infinita.
Portiamo avanti una mentalità da ricostruzione nel dopoguerra dove abbiamo bisogno di una manodopera iper-produttiva a basso prezzo.
Il resoconto di Conflavoro a questo link è sconfortante: gli stipendi italiani sono tra gli ultimi in Europa. Tutto questo nel nome del posto fisso garantito.
Un esempio? La difficoltà nel reperire camerieri, lavoro estivo dal tipico bacino giovanile. I titolari lamentano scarsa attitudine al lavoro, la triste realtà è fatta di orari massacranti con buste paghe ridicole per un impiego che richiede professionalità e conoscenza di più lingue straniere.
Il resoconto del Gambero Rosso a questo link è impietoso.
Non riusciamo a vedere la reale necessità in azienda:
- Capacità e professionalità giustamente impiegata e retribuita
- Inserimento e formazione di nuove leve nei tempi necessari
Non riusciamo a fare il salto di qualità valorizzando il collaboratore capace che ti permette di evolvere e gestire la tua azienda con beneficio di crescita economica e professionale per entrambi gli attori.