Gestire un’azienda richiede professionalità e concretezza.
Sfortunatamente noi consideriamo la gestione aziendale una gestione prettamente materiale: si contano i soldi, si firmano i contratti, si investe, si disinveste, si tirano le somme.
Sfortunatamente la gestione manageriale parla prima di tutto di persone: ho bisogno di un collaboratore, quell’ufficio è sovradimensionato, quel reparto è poco produttivo, quel processo è svolto in tempi biblici. Insomma, persone.
Un dipendente capace vuole vedere riconosciuto il proprio valore. Il datore di lavoro è restio a riconoscere il valore del collaboratore, valore che va sempre sminuito e sottaciuto e quindi non retribuito.
Si può facilmente comprendere l’amarezza del giocatore Osimhen, fresco di scudetto, vedersi proporre al migliore offerente nella più popolare delle riffe come pesce al mercato.
Dopo tanto impegno profuso, il calciatore si aspettava di ricevere lodi, onori e un congruo rinnovo. Al contrario si è dato il via ad una guerra di nervi su tempi e metodi, su numeri e valute dove il datore di lavoro si sente forte perché pagante e considera il collaboratore debole perché pagato.
L’errore di fondo probabilmente è stato rinnovare per un solo anno, anche se questa decisione in realtà dimostra un attaccamento alla squadra e a un progetto.
Progetto che non c’era più, perché non c’era più l’allenatore Spalletti.
E proprio questo poteva fare la differenza: l’allenatore.
Un nuovo allenatore, un nuovo percorso, una nuova impresa, una nuova proposta. L'allenatore Antonio Conte, con il sostegno di una proprietà ravveduta, avrebbe potuto proporre, mediare, rilanciare per un nuovo sogno.
Nel mondo degli affari, fatta la frittata, c’è sempre un seconda possibilità.
Proprio perché si tratta di affari, di contratti, di soldi, possiamo e dobbiamo escludere il fattore emotivo per trovare un accordo sull’elemento professionale. Non siamo amici, siamo professionisti.
Era necessario chiedere scusa, ma quanto è difficile chiedere scusa! Eppure dovrebbe essere semplice, considerando quanti soldi fa risparmiare!
“Scusa, non ci avevo pensato” “Scusa, non credevo fosse importante” “Scusa, non ho considerato il tuo punto di vista” “Scusa, non era nelle mie intenzioni”.
Il passo successivo, rilanciare:“Ora tutto è cambiato” “Ora abbiamo un nuovo progetto e tu ne fai parte” “Quante cose possiamo fare insieme. Grandi cose!”
Il pasticcio Napoli – Osimhen è costato tantissimo, sia all’azienda, sia al collaboratore che si trova in prestito, in un mondo di mezzo, in attesa di rilancio a gennaio 2025.
- L’arrivo di Victor Osimhen al Napoli nel 2020: 75 milioni
- Il rinnovo al 2026: 10 milioni
- Il prestito al Galatasaray: Gratis, ma lo stipendio lo paga il Gala
Eppure l’azienda ha bisogno dei collaboratori.
Così nelle più classiche delle vicende aziendali, di fronte alla straziante necessità di forza lavoro, risolviamo con la solita chiosa:
”Ho io un amico disponibile”
In un mondo che corre veloce e poco propenso al ricordo, Romelu Lukaku ha dato prova in passato di grande duttilità contrattuale, il legame di amicizia che lo lega a l’allenatore Conte ha fatto il resto.
Costo dell’operazione: 30 milioni.