ABUSO D'UFFICIO


Nella precedente edizione delle Olimpiadi di Tokyo nel 2020, l'atleta Simone Biles annunciò il proprio ritiro nello stupore generale. La motivazione? "Devo combattere i miei demoni".

Più tardi scopriremo che i demoni interiori non erano altro che le conseguen-ze di un demone in persona: il medico osteopata della federazione americana di ginnastica Larry Nassar che da molti anni molestava e abusava indisturba-to ragazzine di ogni età con la scusa del supporto medico.

Di fronte alla molestia è la vittima che si sente colpevole:'Ho fatto qualcosa?' 'Ho involontariamente trasmesso un messaggio sbagliato?' 'Cosa avrei potu-to fare per evitare questa situazione?' e soprattutto 'Chi mi crederà?'

Simone Biles non era l'unica vittima, decine di ginnaste furono ripetutamente abusate, ma le poche che decisero di denunciare si trovarono di fronte ad un muro di gomma che negò e cercò di ostacolare il corso delle indagini.

La prima denuncia all’ufficio dell’FBI è nell’estate del 2015, ma dobbiamo aspettare settembre 2016 per avere una concreta azione di indagine.

Simone Biles e le colleghe McKayla Maroney e Aly Raisman, durante una recente audizione al Senato americano, hanno raccontato gli abusi sessuali subiti. “Gli agenti dell’FBI hanno chiuso un occhio e nessuno ha fatto quanto necessario per proteggerci” hanno dichiarano le ginnaste “servendo ragazze innocenti ad un pedofilo su un piatto d’argento”.

Gli agenti dell'FBI hanno minimizzato l’accaduto e le hanno trattate con sufficienza, come se essere abusate in fondo non fosse così grave.

L’agente FBI colpevole del depistaggio è stato recentemente licenziato e il medico pedofilo è stato condannato a 175 anni di prigione.  

 

Nei confronti del comitato organizzatore creato dal congresso americano, Simone Biles è stata perentoria:”Avete fallito nello svolgere il vostro compito”.

In Italia e in Veneto le cose non vanno diversamente, ma le condanne hanno decisamente diverse proporzioni.

Al pronto soccorso dell’ospedale di Cittadella un infermiere di 39 anni ha agito indisturbato per anni molestando le malcapitate che si presentavano per chiedere aiuto.

La Ulss 6 rispose con un procedimento disciplinare e assegnò il collaboratore ad altra mansione non a contatto con il pubblico.

Di fronte al giudice il molestatore si giustificò dicendo:”Sono stato frainteso”.

La condanna definitiva è stata di 8 anni e 15.000.- euro di risarcimento per ogn'una delle quattro vittime.

Il luogo di lavoro, il ruolo professionale, ancora di più se in ambito medico, impongono una riposta altrettanto professionale da parte di un uomo che non ha capito dove si trova e cosa sta facendo.

 

 

 

La molestia 

sul luogo di lavoro

è un fallimento professionale

e umano

del molestatore,

non della vittima

 

Preferiamo proporre una visione di perdono e negazione, piuttosto che porre il singolo individuo di fronte alla propria incapacità nel gestire se stesso e il proprio lavoro.

Riconoscere il ruolo delle donne nel mondo del lavoro passa attraverso il rispetto delle loro persone.

L’alternativa è condannare le donne a lavorare tra le scimmie.