LA LEGGE DEL CONTRACCOLPO

 

Le vicende del calcio Napoli sono prova, ancora una volta, di una mentalità imprenditoriale tipicamente italiana dove l'importante è avere il più possibile, pagando il minimo possibile.

 

Nel mezzo tante scuse, tante promesse e l'inevitabile disastro.

 

Disastro che ha però una funzione educativa: se non investi, non ottieni; ed è così che l'imprenditore per la "legge del contraccolpo" impara per la prossima volta dove il secondo avrà tutto quello che non ha avuto il primo.

 

La capacità non ha valore, non è accettata, non è riconosciuta perché costa.

Eppure la capacità è indispensabile, serve per riuscire nell'intento, per superare la prova, per vincere. Il problema è che un collaboratore vincente chiede di vedere riconosciuta la propria capacità, il successo del proprio operato, insomma ti chiede l'aumento. Meglio quindi negare, temporeggiare, promettere, affabulare.

 

È il solito miracolo italiano: vincere con tanto lavoro e pochissimi mezzi.

 

Al collaboratore si chiede di fare, di fare tanto, di vincere e se per vincere ti chiede rinforzi, sostegno, gli si risponde che non c'è budget, che non si può.

 

Allora si promette: se ottieni il tuo valore sarà riconosciuto, allora sì che potrai battere cassa.

 

L’allenatore Luciano Spalletti ha portato il Napoli alla vittoria con uno stipendio da metà classifica e con goleador sconosciuti in contratto di formazione. 

Conquistata la vetta il riscontro è stato blando: vedremo, ne parleremo, offerte indecenti, nessuno è incedibile. Con le ovvie conseguenze: amarezza, malumore, ingratitudine, disaffezione. 

 

Chi resta, resta con l'amaro in bocca. Chi parte, parte sbattendo la porta.

Si sceglie il nuovo collaboratore: la solita trafila, le solite promesse con il vantaggio di ridurre l'ingaggio e ottimizzare ancora di più i guadagni: questo sì che si chiama genio.

 

Al ritorno in campo ti aspetta il tracollo: la dolcezza della vittoria ha lasciato il posto al fiele della sconfitta in uno smarrimento profondo.

 

Di fronte alla catastrofe, magicamente, la cassa si apre, il budget si rimpingua e si corre in campo aperto con investimenti di riparazione.

 

 

Fatta la frittata e imparata la lezione, di fronte alle macerie, si cerca il rilancio e per il rilancio serve capacità. Abbiamo capito che la capacità è indispensabile per riuscire, per vincere e questa volta siamo disposti a pagare.

Arriva così il nuovo collaboratore, bravo fin che vuoi, ma il secondo avrà quello che è stato negato al primo: è la "legge del contraccolpo" (per non dire rinculo).

 

Il nuovo allenatore del Napoli, Antonio Conte, avrà uno stipendio triplo rispetto al predecessore con una pingue lista della spesa già approvata.

La beffa è sapere che adeguati gli stipendi, riconosciuto il merito a tempo debito, tutta l’operazione sarebbe costata decisamente meno di quanto oggi effettivamente speso. Con il vantaggio di ritrovarsi una squadra corroborata e vincente con tutte le potenzialità per bissare il traguardo raggiunto. Ora tutto questo è andato perso.

 

È la solita storia.

 

La capacità si vede, è là, di fronte a te, alla luce del sole, aspetta solo di essere riconosciuta e giustamente retribuita.

 

La sorte ha voluto che Spalletti avesse una seconda possibilità: la Nazionale.

 

Altre vittime del contraccolpo non hanno avuto destino altrettanto fortunato.